La storiografia locale è unanime nel riconoscere al "Borgo di Celsa", antico nome di Ischia Ponte, il ruolo di centro economico e sociale più importante dell’isola d’Ischia, per lo meno fino al XIX secolo. E certo gli eventi a sostegno di questa tesi non mancano. In epoca rinascimentale nelle acque antistanti il Castello Aragonese sono state combattute epiche battaglie, addirittura celebrate da Ludovico Ariosto nell’Orlando Furioso.
"Vedete Carlo ottavo che discende Dall’Alpe, e seco è il fior di tutta Francia, Che passa il Uri, e tutto il regno prende, Senza mai stringer spada e abbassar lancia, Fuorché lo Scoglio ch’a Tifeo si stende Su le braccia, sul petto e su la pancia; Che del buon sangue d’Avolo al contrasto La virtù trova d’Inico del Vasto".
Il riferimento è all’eroica resistenza opposta da Innico D’Avalos, fedele alla coorte aragonese, alle truppe francesi guidate da Carlo VIII alla conquista del Regno di Napoli. Non solo. Per Ischia Ponte fu ultimata nel 1759 una mastondontica opera di ingegneria idraulica, quell’Acquedotto dei Pilastri, alla base della cui realizzazione c’era la necessità, impellente, di far arrivare le acque della fonte di Buceto fino a questo antico borgo di pescatori. Insomma, di certo non mancano gli esempi a sostegno della centralità storica di quello che, tra l’altro, resta uno degli esempi più nitidi dell’architettura mediterranea. Compresa la Chiesa Collegiata dello Spirito Santo, sede della venerazione di San Giovan Giuseppe della Croce (1654 - 1734), il francescano alcantarino patrono dell’isola d’Ischia.
La Chiesa sorge poco distante dalla Cattedrale di Ischia Ponte ed è stata costruita nel XVII secolo, approssimativamente nel quarantennio che va tra il 1636 ed il 1676. Inizialmente, al posto dell’edificio, si trovava una cappella dedicata a Santa Sofia di proprietà dell’antichissimo casato dei Cossa, che ebbe nell’antipapa Giovanni XXIII, Baldassarre Cossa (1370 - 1418), la "sua" figura più famosa e tragica. Tornando a Santa Sofia la cappella fu prima, attorno al 1570, adattata a luogo di culto dei marinai del borgo di Celsa, e poi 10 anni dopo, nel 1580, elevata a titolo di parrocchia. L’elevazione al titolo di Chiesa Collegiata, nella tradizione cattolica "esclusiva" delle chiese che ospitavano un collegio di canonici, assieme all’arciprete e ai beneficiati, avvenne soltanto nel 1851 per mano di Pio IX.
In mezzo, la crescente autotassazione dei fedeli che destinavano una parte consistente dei guadagni, certamente non "lauti", a programmi di assistenza materiale e spirituale, secondo uno schema in tutto e per tutto simile a quello che aveva portato, dall’altro lato dell’isola, a Forio, alla costruzione della Chiesa di Santa Maria di Loreto e al consolidamento dell'omonima congrega, cui va riconosciuto l'importante merito dell'apertura a museo dei locali dell’antico Ospedale di Forio.